Venezia: Continua la discriminazione nei confronti del gioco

venezia battaglia al gioco terrestre

Nonostante si stiano studiando strategie su tutto il territorio italico per far riprendere l’economia e far ripartire le attività già riaperte ed esistenti, qualcosa nell’organizzazione del nostro Paese e nella rinascita del Sistema Italia non funziona a dovere poiché tutto appare assolutamente incerto, cosa che sicuramente non può essere la base di una qualsiasi rinascita. Quindi, in quel di Venezia si è pensato di varare un bando per l’affitto di locali di proprietà dell’amministrazione per attività commerciali gestite da giovani tra i 18 ed i 30 anni: e questa sicuramente appare una buona iniziativa, pensando che il bando abbia poi risvolti positivi per le relative locazioni ed aiuti così gli imprenditori in erba ad avviare con più tranquillità la propria attività. Peccato, però, che tutta tale positività si vada ad infrangere su di una regola che stabilisce che tutto ciò venga vietato per le sale giochi e le agenzie di scommesse, ma non solo. Però, prima di affrontare il “non solo”, si vuole sottolineare come ancora una volta il mondo dei giochi venga costantemente discriminato.

Infatti, non basta che lo stesso non possa accedere a finanziamenti di alcun tipo, seppur quelli concessi come risorsa economica dalle recenti disposizioni dall’Esecutivo a contrasto del Coronavirus, e che dovrebbero essere per qualunque impresa, ma con questo bando si esclude il gioco anche da una possibile locazione, diciamo agevolata, sugli immobili dell’amministrazione veneziana. Ma adesso “ci piace” anche parlare dei “non solo”: infatti, con questa ordinanza il gioco viene accomunato ad altre attività quanto meno discutibili per tale accostamento. In effetti, da questo bando vengono escluse le attività di commercio di armi, munizioni, fuochi d’artificio, articoli per adulti, sigarette elettroniche, compro oro e preziosi, pizzerie da asporto e kebab. Si può dire che che il gioco d’azzardo sia “in buona compagnia”, ma in realtà che cosa accomuna questi generi? Sicuramente sarebbe più facile comprendere l’atteggiamento della Giunta Comunale di Venezia “entrando nelle teste” di coloro che hanno redatto il testo.

In quest’ultimo si sottolineano molto bene i dettami per l’affidamento in locazione e comodato di locali di proprietà appunto del Comune, quindi di esercizi a servizio della popolazione e locali siti nella città antica, insulare e terraferma. Sicuramente esercizi molto appetibili a livello commerciale che, però, al gioco pubblico, quindi non si tratta di siti italiani di casino, vengono preclusi, così come alle altre attività abbinate al gioco: quindi, eccoci qui ancora una volta a difendere il settore che è un settore pubblico e, quindi, di Stato. Ma a questo punto, a cosa serve avere una concessione statale se poi l’Amministrazione di una città come Venezia mette il veto a chi la detiene, impedendo di partecipare ad un bando? Allora è proprio vero che oggi rappresentare lo Stato non ha più alcun valore! Né morale, né economico: serve soltanto ad essere presi di mira da tutte le normative restrittive possibili ed immaginabili e ad essere discriminati! Bella strada quella di investire nel mondo del gioco da parte di chi crede ancora che la legalità ed il prodotto di Stato siano da tenere al di sopra di qualsiasi altra strategia: però, purtroppo, i fatti sono questi e le discriminazioni ormai non si contano più.

Si è visto ampiamente anche durante il lockdown e persino nella ritardata riapertura del settore ludico: e come non pensare alla mancanza di interventi dell’Esecutivo a sostegno del “suo” gioco pubblico? Poche risorse, tanti ritardi, qualche spostamento di versamenti: peraltro, spostamenti indiscutibili poiché essendo il gioco ermeticamente chiuso non ha potuto provvedere alla raccolta. Ma risorse vere e proprie, tangibili al mondo del gioco non sono arrivate se non la cassa integrazione che ha raggiunto, con ritardi impossibili, qualche impresa. Molto poco per essere un aiuto vero e realistico. Ma si vuole tornare a Venezia dove, evidentemente, la Giunta con la sua decisione vorrebbe creare nuove occasioni di lavoro per i giovani che volessero aprire la propria attività, dando così ulteriore impulso al commercio locale che anche durante il Coronavirus avrebbe avuto un ruolo importante per la vita dei quartieri della città. Ma, evidentemente, questo “impulso commerciale” è destinato ad aiutare i negozi “tradizionali” nei quali di certo non si può annoverare anche il gioco d’azzardo.

Gioco che appare un commercio quasi “indesiderato” e che non valorizza il territorio ed il decoro urbano, mentre le attività tradizionali ovviamente sì. Il provvedimento si prefigge di dare un’occasione alle partite Iva che potranno assicurarsi i locali in comodato gratuito per cinque anni per sostenere così l’inizio di un’attività che possa consolidarsi con più facilità sul territorio. Ed è fin troppo evidente, visto il contenuto del bando veneziano, che siano stati inseriti vincoli di destinazione merceologica: il gioco d’azzardo come detto è tra questi vincoli insieme ad altre attività che non vengono “ben considerate” dall’Amministrazione comunale per il decoro della città. Ancora una volta, quindi, il mondo del gioco ne esce demoralizzato e discriminato, cosa che purtroppo ormai sta diventando quasi un’abitudine e che non si riesce a combattere né ad abbattere.

Bisogna dire che per quel che riguarda la città di Venezia il gioco non è l’unico settore “messo in un angolo”: si parla anche della vendita e della produzione di prodotti “take away” assolutamente vietati poiché si cerca di evitarne il consumo per le strade della città lagunare considerando le conseguenze che questo può convogliare sopratutto nel centro storico con le immondizie che persone poco educate lasciano senza rispetto appunto abbandonate nelle piazze e nelle strade. Ma il gioco pubblico “in giro” non lascia nulla, quindi? Perché escluso ancora una volta? Tutte le città, da nord a sud cercano di fare il meglio, sopratutto dopo il lockdown, per accogliere i visitatori sia del nostro Paese che gli eventuali turisti che si avventurano dall’estero: ma proprio Venezia che offre già il gioco attraverso il suo Casinò che è sempre stato di richiamo per la sua struttura e per l’eleganza con cui lo offre, perché vuole evitare che vi siano anche altre presenze ludiche tra le sue bellezze storiche?

Pubblicato il: 29 Luglio 2020 alle 14:25

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