Gioco d’azzardo: Miglioramenti si, rivoluzioni no
Recentemente, si è sottolineata la possibilità di sfruttare la “reclusione forzata del gioco pubblico e dei migliori siti italiani legali di casino on line” in positivo ed impiegare questo tempo nel rivedere la regolamentazione che ne organizza la vita commerciale e nell’alimentare la “speranza dell’avvento” del riordino nazionale di tutto il settore ludico in modo da avere un prodotto più razionale, equamente distribuito, più sicuro e tutelato. E, magari, anche un gioco più accattivante e competitivo rispetto a quello illegale che, nella pandemìa, ha sfruttato l’occasione di crescita occupando, purtroppo, lo spazio lasciato disponibile dal gioco di Stato, valutato di rischio medio/alto e, quindi, chiuso in tutti i suoi segmenti. L’emergenza epidemiologica attuale del Coronavirus, sicuramente, ha creato danni ingenti sia a livello umano, e quindi con tante vittime, che a livello economico, costringendo tantissime aziende ad abbassare definitivamente la saracinesca, lasciando a spasso i propri dipendenti.
Questa è la situazione del nostro Paese che forse si potrebbe paragonare a quella di circa cento anni fa quando vi fu una pandemìa capace di sconvolgere il corso sociale ed economico di allora che fa ritornare in mente la “febbre spagnola” ed alla distruzione che le si è addebitata. Ma, considerando che oggi lo tzunami Coronavirus sta travolgendo il Pianeta, e si rischia quasi di non riuscire a contrastarne l’incedere, non si vorrebbe essere di nuovo obbligati a cambiare completamente “tutto il nostro mondo” che già oggi è costretto a mutare le proprie abitudini e le proprie quotidianità per salvarsi dal suo percorso devastante e travolgente che non mette al sicuro nessuno. Ora, posto che “nulla sarà come prima” per cause di forza maggiore, non si vorrebbero neppure cambiare alcune cose che a livello commerciale hanno dato delle certezze per lunghissimi anni. E si vuole parlare delle normative che da quasi vent’anni hanno regolato il mondo dei giochi che senz’altro si è evoluto e tecnologicamente avanzato come non mai, ma che non si vorrebbe cambiare totalmente, ma soltanto “riordinare”.
Proprio il riordino nazionale dei giochi, croce e delizia degli addetti ai lavori: croce perché nonostante le promesse e le varie sue anticipazioni esternate da qualunque parte politica, è rimasto in religiosa attesa di attuazione, e delizia perché potrebbe essere lo “zuccherino” sulle attività commerciali ludiche che con la nascita di tale riforma vedrebbero cadere l’annosa “Questione territoriale” che tiene da tempo in ostaggio lo sviluppo del mercato dei giochi e delle scommesse. Quindi, il gioco è chiaramente in ostaggio sia del Coronavirus che della cosiddetta Questione Territoriale e, quindi, si vorrebbe affrontare almeno quest’ultima a mezzo del riordino del settore che potrebbe nascere proprio in questo momento di empasse, come più volte annunciato anche dal sottosegretario ai giochi Pier Paolo Baretta. Però, non si vorrebbe un intervento che vada a cancellare una regolamentazione che è stata molto ben testata in quasi vent’anni e che, fino all’apparizione del Decreto Dignità, con il divieto totale della pubblicità ai giochi ed alle scommesse, era portata ad esempio a livello internazionale.
E non solo, l’italica regolamentazione del gioco era anche invidiata ed a volte addirittura “copiata” da quei territori che ancora non avevano una normativa di questo preciso e delicato settore. Purtroppo, dal divieto totale della pubblicità, lo stesso settore ludico ha fatto un notevole passo indietro nella “considerazione internazionale” ed ancora oggi se ne discute ogni volta che è possibile: e situazione che inevitabilmente ha altresì provocato tanti mancati investimenti nel nostro Paese. Oltre tutto, non si è neppure certi che tale divieto totale della pubblicità sia stato efficace, come un certo schieramento continua a dichiarare, per il contrasto al gioco patologico poiché dati certi ed ufficiali non lo dimostrano. Anzi, tale provvedimento è riuscito a generare più confusione special modo nel segmento online dove gli operatori illegali, con le opportune tecnologie oggi disponibili, possono facilmente raggiungere i giocatori abituali: cosa che, invece, gli operatori legali soggetti alle regole imposte da ADM non possono più ovviamente fare.
Questo, sicuramente, non significa che il provvedimento di divieto totale della pubblicità sia sbagliato, ma soltanto che una “proibizione” simile rischia di produrre effetti negativi. A prescindere, poi, dall’arrivo dell’emergenza sanitaria che ha complicato, e non poco, ogni cosa in ogni settore ed anche su ogni realtà territoriale del Pianeta. Ma oggi anche in questo frangente si potrebbe pensare finalmente ad un riordino nazionale partendo da ciò che di molto buono è stato fatto da quando esiste il gioco pubblico ed il poker online con vincita in danaro, aggiornandolo con le attuali esigenze del pubblico che sono cambiate e quelle dei territori sui quali non si vuole un gioco troppo assillante. Ma non bisognerebbe cadere nell’errore marchiano di rifondare una cosa come se non esistesse una sua realtà ben consolidata e che ha gestito bene per anni tutta l’industria del gioco: serve unicamente un aggiornamento ed una distribuzione omogenea dei punti di gioco ed una Legge Quadro nazionale.
Quest’ultima appare assolutamente vitale poiché deve coprire tutto il territorio e deve far vivere il gioco, ovunque, nello stesso modo e con le stesse normative trasparenti e non soggette a sovrapposizioni o dubbie interpretazioni. Non si vorrebbero più vedere gli innumerevoli ricorsi ai vari TAR da nord a sud dello Stivale per far acclarare i diritti di un operatore: la normativa deve essere tutta chiara all’origine, così come i rapporti con i vari concessionari, vecchi o nuovi (che verranno) non ha importanza. É fin troppo evidente che per mettere in campo un riordino nazionale, inserire nuove norme o mutarne qualcuna esistente per aggiornarla, bisognerebbe aprire un autentico confronto tra le istituzioni e gli operatori, i giocatori e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Tutti devono essere coinvolti come era stato fatto nel “lontano 2017” in Conferenza Unificata: si potrebbe partire da lì anche perché oggi si ha la possibilità di avere la presenza di uno stupendo protagonista di allora, il sottosegretario ai giochi Pier Paolo Baretta, che saprebbe “dove mettere le mani” e, sopratutto, è a conoscenza di ciò che serve al mondo dei giochi per essere sostenibile: potrebbe davvero essere il momento e l’uomo giusto per portare a termine un impegno così importante per tanti.
Pubblicato il: 11 Dicembre 2020 alle 11:03
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