Chiusura del Gioco: 11 miliardi in meno nelle casse dello Stato

meno introiti per lo stato derivanti dal gioco azzardo chiuso

Si è continuato a sottolineare, in ogni occasione possibile, che il mondo dei giochi, compresi i casino sicuri on line, è stato il primo ad essere chiuso dai Dpcm istituzionali e l’ultimo a riaprire alla famigerata “ripartenza”, anche se in realtà questa non si è mai concretizzata. È ovvio che questo abbia portato oltre che danni ingenti, anzi devastanti, per tantissime imprese e per i relativi lavoratori, anche i mancati introiti per le casse erariali per un importo estremamente notevole: infatti, si parla di circa 11 miliardi di euro che risultano “assenti dall’appello” delle consuete risorse che il settore del gioco era consono riversare all’Erario e dei quali indubbiamente non si può evitare di sentire la mancanza. E quindi, cosa verrà fatto per questa “mancanza” da parte del Governo centrale? Dove andrà a recuperare questo considerevole importo? É la domanda che sorge spontanea special modo in questo momento dove lo Stato è chiamato a sostenere tutta la sua industria e la sua cittadinanza con interventi che dovrebbero essere consistenti e, sopratutto, raggiungibili.

Risorse e contributi che dovrebbero servire per affrontare una situazione economica impensabile ed inaspettata che ha spiazzato tutti negli scorsi mesi, e che sta spazzando via oggi, qualsiasi programma di qualsivoglia impresa. Si parla di importi inimmaginabili che si fa fatica persino ad affrontare mentalmente, figuriamoci a recuperare materialmente. Per quello che riguarda il mondo dei giochi, l’Esecutivo sembra sia intervenuto rateizzando il versamento del Preu, tenendo conto delle consistenti chiusure e dei relativi mancati incassi delle società ludiche, ma pare anche che solo ora stia valutando e ragionando sull’effettivo impatto economico delle chiusure sulle sale giochi in ogni diverso segmento: e “ci piace” dire, però, che sembra un po’ tardi per accorgersi di questo! Avrebbe dovuto avvenire molto prima, in modo da poter ricevere “qualche risorsa” destinata specificatamente a questo settore coinvolto dalla pandemìa in modo sensibile, anche se non ha fatto manifestazioni di piazza come altri settori che si sono esposti, e con ragione, con rappresentazioni corpose.

Persone ed operatori scesi in piazza per far sentire la loro voce dallo Stato centrale, dai media ed anche dai normali cittadini che forse non si rendono ben conto di quello che sta accadendo alle piccole e medie imprese. Certamente, non perché le persone non comprendano, ma perché in una confusione e nell’incertezza totale che aleggia in questa emergenza è difficile rendersi bene conto di tutto quello che ci circonda tanto è di grande entità ciò che sta accadendo. Quello che è fuori di dubbio è che le entrate fiscali che il gioco, scommesse online comprese, generalmente “procura(va)” all’Esecutivo non è argomento da sottovalutare visto di che importo si sta parlando e forse ora si sta valutando attentamente il perché tali attività sono state chiuse con tanta fretta e riaperte con così tanto ritardo. E proprio perché il gioco poteva essere portatore se non di quei “vecchi importi” almeno di qualcosa che può contribuire alla “salute del bilancio di Stato”, proprio nel periodo in cui è di attualità la legge di bilancio 2021 sulla quale andranno inevitabilmente a pesare queste mancate entrate del gioco pubblico.

Quando, poi, si parla delle “Riserve di Stato” inevitabilmente a qualche politico viene anche in mente di pensare ai giocatori che non trovando il gioco legale vanno a riversarsi su quello che lecito non è, andando così a rimpinguare le casse della criminalità organizzata, che non ne ha sicuramente bisogno. Ed oltre alla politica, questo ultimo discorso alquanto spinoso, è stato anche affrontato da due operatori del gioco piuttosto importanti ed ascoltati: Sistema Gioco Italia e Sapar che difendono sempre a spada tratta i propri operatori e continuano a sottolineare quanto la chiusura del gioco lecito risulti deleteria sia per lo stesso settore, che per il territorio ed anche per il nuovo popolo di giocatori. Ma che, evidentemente, non sono ascoltati più di tanto, visti i risultati e la perenne chiusura dei punti di gioco che non vedranno la riapertura neppure durante il periodo delle feste natalizie anche se verranno aperti tutti gli altri esercizi. Non bisogna anche dimenticare che pochissime risorse o ristori, bis ter oppure quater, siano arrivati ad altrettante pochissime imprese di gioco e questo è veramente inconcepibile quanto iniquo e discriminante.

Può essere, infine, che andando avanti nelle “trattative politiche”, e con l’affiancamento di Forza Italia nelle decisioni dei prossimi interventi di sostegno alle aziende, si riescano a vedere Dpcm meglio indirizzati e che magari anche il settore del gioco venga “rassicurato e sostenuto” come sinora non è accaduto. Come potrebbe anche succedere che finalmente il Premier Conte “si ricordi” del suo gioco pubblico e del poker, di quello che ha sempre portato nelle casse erariali e veda di trattare questo settore in modo che possa ritornare ad essere una colonna portante dell’economia nazionale. Ma, sopratutto, che lo metta in condizione di rinascere e di rimettersi in marcia verso un nuovo percorso commerciale che torni a “rendere” quegli importi che sono stati importanti per ogni Esecutivo e per ogni bilancio dello Stato. Certo, più che un ragionamento od una speranza ciò rappresenta il “sogno del mondo dei giochi”.

Ritornare, quindi, ad essere di sostegno all’economia del Paese facendo funzionare le proprie imprese come due o tre anni fa e vedere “annullare” l’annosa Questione Territoriale ricominciando ad offrire un gioco appetibile, avvincente, tutelato e finalmente sostenibile. D’altra parte, come si può impedire a qualcuno od a qualcosa di sognare sopratutto oggi quando tutti i sogni sembrano essere azzerati dal continuo e perenne incedere dei contagi? Ma questo, oltre ad essere il desiderio od il sogno del settore dei giochi, dovrebbe anche essere il desiderio dello Stato centrale e delle casse erariali che per troppo tempo sono rimaste “a secco” e non ricevono più quell’insieme di introiti che riuscivano a far quadrare i conti statali: e mai come oggi ne avrebbero una estrema necessità. Senza dubbio, per recuperare questi importi mancanti dal gioco non si potrebbe aumentare alcuna tassa visto e considerato le condizioni economiche in cui si trovano tutte le aziende ed anche i cittadini!

Pubblicato il: 17 Dicembre 2020 alle 10:00

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